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  • Immagine del redattoredai monti della grande guerra

Monte Pertica: la Battaglia dei Diavoli Bruni

27 ottobre 1918. A 105 anni di distanza, un pensiero va a loro.


La guerra sta volgendo al termine.

L’Impero austro-ungarico si sta disgregando sotto la spinta dei nazionalismi.

Un Impero glorioso che ha scritto la storia d’Europa creando il primo Stato sovranazionale frutto della tolleranza sta implodendo, travolto dalle ideologie totalitariste emerse dall’inferno dell’immane strage della guerra.

La situazione sul fronte italiano sta precipitando e le divisioni ormai sbandate cominciano a ritirarsi.

Diavoli Bruni grande guerra sul monte Pertica

Pochi reparti rimangono fermi a tenere il fronte senza cedere, fino all’ultimo. Tra questi il glorioso 7° reggimento Khevenhüller, Diavoli bruni li chiamano gli italiani.

Sono gli indomiti montanari carinziani vittoriosi sul S.Michele, sulle Alpi Giulie, nello sfondamento di Caporetto e nelle battaglie sul Grappa.

A pochi giorni dal termine della guerra è ridotto a 1/3 dei suoi effettivi originari. Poco più di 1000 uomini, reduci delle tante battaglie uniti ai riservisti della territoriale e ai ragazzi. Giovani di 17/18 anni e maturi quarantenni formano ora il nerbo di quella che era una delle unità d’elite dell’esercito imperial regio.

Grande Guerra sul Monte Pertica

L’attacco è inutile perché nessun altro reparto lo sosterrebbe e, una volta conquistata la cima del monte, i Khevenhüller non la potrebbero tenere.

Ma gli ordini non si discutono: si deve conquistare il Pertica!

Bisogna dimostrare ancora una volta, l’ultima, il valore dei soldati austriaci.


E allora all’assalto!

Una dopo l’altra le postazioni italiane di mitragliatrici vengono messe a tacere. Alle 6.15 i tre battaglioni del 7° Reggimento fanno breccia nelle trincee italiane e dopo furiosi corpo a corpo prendono la vetta.

Alle 10.30 gli Alpini italiani riconquistano le vecchie posizioni.

Grande Guerra sul Monte Pertica

Il 27 ottobre 1918 sul Pertica il 7° reggimento Khevenhüller perde 862 uomini e 35 ufficiali: i 2/3 dell’organico.


Questi indomabili soldati, che anziché ritirarsi hanno preferito lottare fino alla morte per difendere l’onore della propria bandiera, hanno scritto l'ultima pagina della storia dell'impero austro-ungarico.

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